È pienamente attivo e funzionante il nuovo sito della street art forlivese www.muralifestival.it, citato sulla guida Lonely Planet Emilia-Romagna e vetrina dei numerosi murales forlivesi realizzati tra il 2018 e il 2019 nei due Festival promossi dal Comune di Forlì e coordinati dalla Cooperativa Sociale Paolo Babini, con la direzione artistica di Marco Miccoli.
I festival hanno visto la partecipazione di artisti di livello internazionale (da Eron a Ravo Mattoni, da Millo a Zed1, solo per citarne alcuni) e hanno impreziosito la città con opere d’arte pubblica che oggi sono a disposizione dei cittadini.
Proprio la Paolo Babini si è fatta carico di custodire il significato e il senso dei muri e oltre ai numerosi tour realizzati gratuitamente per raccontare ai cittadini le storie dei murales ha finanziato il rifacimento del sito che era stato hackerato nella primavera del 2020. “Era un peccato che il sito non fosse più funzionante proprio nel momento in cui la prestigiosa guida turistica Lonely Planet lo segnalava come utile strumento per visitare i murales, considerati tra le cose più interessanti da fare in citta” afferma Nicola Proscia, operatore della Cooperativa e coordinatore dei Festival di Street Art; “abbiamo quindi chiesto la collaborazione di Librasoft, la giovane impresa forlivese che realizza siti e software ed è composta da ragazzi del territorio, che subito ha appoggiato l’iniziativa, portando preziose idee e punti di vista”.
Da oggi quindi è possibile visitare il nuovo sito e grazie all’idea di Librasoft è possibile trovare sotto ai muri i QR-code che, se inquadrati con lo smartphone, rimandano direttamente alla descrizione del muro, con la storia dell’artista, l’esegesi e il ricco racconto degli organizzatori con aneddoti e significato sociale.
“Si è trattato di un percorso ricco e importante che ci ha fatto incontrare tante persone” continua Nicola “dietro ad ogni muro c’è una storia che nei nostri tour raccontiamo e i tanti cittadini che vi partecipano si dichiarano poi molto soddisfatti e apprezzano il significato sociale che sta dietro alle opere che sono per lo più realizzate su facciate di case popolari; da oggi è possibile accedere a questo patrimonio con più facilità”.